Per salutare le giovani volontari che hanno prestato servizio in cooperativa per l'anno 2014-2015 vi proponiamo ciò che loro hanno scritto durante il percorso di formazione e capire cosa il "fattore Ozanam" ha lasciando il loro. Ascoltiamo le loro personalissime testimonianze.
Veronica Sarra, anni 28. Ruolo: animazione e attività laboratoriali.
“Casa famiglia Ozanam è
una grande famiglia che ti mette alla prova tutti i giorni e dove il contatto
con gli utenti affetti da disabilità mentale risulta essere un'esperienza
altamente formativa e stimolante. Qui si ha la possibilità di confrontarsi con
realtà per molti versi dimenticate o sottovalutate e di scoprire un mondo fatto
di persone autentiche che regalano affetto e stima, ma che mostrano e ti
mettono in contatto con esperienze di vita
molte volte tragiche e piene di dolore. Tutto ciò ti fa riflettere, ti
fa porre domande, ti fa scardinare determinati preconcetti e ti fa crescere. Il
mio compito, quale volontaria in servizio civile, all'interno della casa
famiglia, è quello di organizzare e realizzare attività ricreative e
d'intrattenimento per gli utenti in collaborazione con gli animatori e gli
operatori. Tali attività vengono spesso scandite da chiacchierate e scambi
d'opinione su svariati argomenti, anche personali. E ti rendi conto che molte
volte quelle chiacchierate fanno bene più a te e che in cambio di veramente
poco queste persone riescono a riempirti di calore e ti fanno sentire
speciale.”
Carla Armenia, anni 27. Ruolo: addetta alla comunicazione e attività laboratoriali
“Ho aperto le finestre,
ho imparato ad osservare mille sfaccettature e le ho amate. L’Ozanam mi ha dato
l’opportunità di confrontarmi con una realtà difficile, quella della disabilità
mentale, scardinando secondo per secondo i preconcetti, figli della società
moderna, i miei. È stata la chiave di accesso ad un mondo dove si contano i
secondi, gli attimi di un tempo che sembra non finire mai, poiché intenso, più
che mai profondo. Sono i cosiddetti “Invisibili” a renderti visibile e
finalmente a darti la forma per godere della quotidianità delle cose, di un
sorriso, ma anche di una sfuriata che si carica di ricerca dell’Altro, di
attenzione; per farti capire che il tema dell’Altro di cui si è alla continua ricerca
non è che in Loro, nella loro continua lotta contra la sofferenza, nelle loro
cicatrici. La possibilità di condividere
con loro momenti, attività laboratoriali e di curare l’aspetto della
comunicazione e dell’organizzazione delle conferenze per la cooperativa mi ha
permesso di poter mettermi in gioco e di crescere. Le loro sono storie che vale
la pena conoscere, ma anche raccontare, per poi non poter più dimenticare: grazie
all’ Ozanam, grazie ai suoi utenti che mi hanno regalato più di quanto mi sarei
aspettata, il sentiero per il cambiamento!
Carmen Verga, anni 28.
Ruolo: attività laboratoriali e osservazione “dinamiche”
“Decidere di entrare in contatto
diretto con persone che soffrono di patologie psichiche non è cosa semplice. A
volte fa paura, a causa di quella presunta "diversità" che,
inevitabilmente, temiamo; a volte ci incuriosisce e ci stimola, perchè, magari,
ci sentiamo mossi da una propensione a far del bene, a spenderci per chi ha
bisogno, ad accostarci a chi soffre, con la timida intenzione di alleviarne le
sofferenze.In tutti i casi, progressivamente, ti ritrovi a vivere un'esperienza
relazionale meravigliosa, costruita a partire dal quotidiano, dalla
condivisione, dallo "stare" insieme.
In
ottemperanza ai compiti previsti dal progetto, infatti, sostengo gli ospiti in
tutte le attività previste ai fini della riabilitazione psicofisica e del
reinserimento sociale. Essendo laureata in Scienze e tecniche psicologiche, ho
anche avuto modo di arricchirmi professionalmente, mettendomi alla prova nella
strutturazione di dinamiche di gruppo e di laboratori ludico-ricreativi.Do tanto, ma quello che ricevo è molto di
più, ovvero la sincera amicizia di quelle persone splendide messe, loro malgrado, a dura prova dalla vita. Auguro ai futuri volontari di
vivere appieno e consapevolmente le profonde gioie che questa esperienza può
donare.“